"Nome d'arte di Francesca Romana Rivelli, attrice italiana. Giovanissima, esordisce nel 1970 in La moglie più bella, film di D. Damiani che si ispira liberamente a un fatto di cronaca centrato sulla storia della prima ragazza siciliana che rifiuta di sposare il suo seduttore. Divenuta una star del fotoromanzo grazie alla sua fotogenia, interpreta una dozzina di film di scarso rilievo e ottiene poi una buona affermazione con Romanzo popolare (1974) di M. Monicelli, forse la sua migliore interpretazione, in cui è una giovane contesa fra l’amore per il suo anziano marito e la passione per un giovane della sua età. Pur se incapace di sviluppare i suoi scarsi talenti recitativi, negli anni ’70 e ’80 diviene comunque un’icona del cinema italiano, soprattutto grazie a M. Ferreri che ne utilizza il grande fascino e il sex-appeal da adolescente perversa in L’ultima donna (1976), Storie di ordinaria follia (1981) da C. Bukowski e Il futuro è donna (1984). Nel frattempo lavora però con molti altri registi e attori di buona fama (La stanza del vescovo, 1977, Primo amore, 1978, di D. Risi; Eutanasia di un amore, 1978, di e con E.M. Salerno, La vita è bella, 1979; di G. ?Cuchraj; Un amore di Swann 1984, tratto da Proust, di V. Schlöndorff), ma viene anche sfruttata come «bella statuina» in numerose commediole senza capo né coda (in particolare alcune con A. Celentano), con l’eccezione di Io e mia sorella (1987) di C. Verdone. Nello stesso anno interpreta, quasi degnamente, Angela Vicario in Cronaca di una morte annunciata di F. Rosi e l’anno successivo s’impegna al massimo per reggere come unica interprete Codice privato di F. Maselli. Neanche in questo caso riesce però a guadagnarsi veri apprezzamenti critici e rifluisce nuovamente nella commedia leggera: ancora con Verdone (Stasera a casa di Alice, 1990) o a fianco a S. Stallone (Oscar, 1991, di J. Landis) ma, purtroppo, anche in film vacanzieri di terza categoria. Nell’ultima decade del secolo si dedica molto anche alla fiction televisiva e interpreta circa una trentina di pellicole, fra le quali l’unica significativa è Terra del fuoco (2000) di M. Littin."